piattaforma 1
DESIGN 2013/14 n 1 prof POLIDORI - Design and Evolution of Experimental Prototypes Suggested
http://design-cecilia-polidori-2014-1.blogspot.it/

2
DESIGN 2013/14 n 2 prof POLIDORI - Design and Evolution of Experimental Prototypes Suggested
http://design-cecilia-polidori-2014-2.blogspot.it/

3
DESIGN 2013/14 n 3 prof POLIDORI - Design and Evolution of Experimental Prototypes Suggested
http://design-cecilia-polidori-2014-3.blogspot.it/

Ghirlanda Design

English version - click on

LEZIONE 10/ parte 3 del 5 marzo 2014 - gli anni '60: 1967 metallo & plastica... le meraviglie degli anni '50


LEZIONE 10/ parte 3 - gli anni '60: 1967 metallo & plastica... le meraviglie degli anni '50
ITALIA 1944
Carlo Mollino (Torino 1905-1973) insegna  dal 1953 al 1970 alla Facoltà di Architettura di Torino
CASA MOLLINO,  Via Giovanni Francesco Napione 2 Torino
Telefono: +39 011 5627207 -Email: casamollino@fastwebnet.it 
"... L'artista autentico è sempre bifronte: viene dalla tradizione, cioè dal gusto contemporaneo, e procede al di là, dove il gusto comune non è ancora arrivato." 
assolutamente genialeè stato uno dei più grandi e più enigmatici rappresentanti dell'architettura moderna in Italia, ma il suo anticonformismo e lo spiccato individualismo ne fecero una figura amatissima dai francesi, attentamente studiata dagli anglosassoni e assai scarsamente apprezzata e documentata dalla critica nostrana, e, nonostante la sua sconfinata interezza professionale e la sua incredibile capacità di dedicarsi all'architettura, disegno d'interni, design, scenografia, fotografia, oltre che a stupefacenti altre attività parallele, dall'automobilismo all'aeronautica, egli fu e rimane una figura isolata dalla sua generazione.
1956 padiglione Eni facciata esterna. Progetto Erberto Carboni.
Sulla sinistra il pullman pubblicitario Nube d’argento progettato da Carlo Mollino con Franco Campo e Carlo Graffi
( da: http://archiviostorico.fondazionefieramilano.com)
cfr.CARLO MOLLINO. LEZIONI DI DESIGN - http://www.raiscuola.rai.it/articoli/carlo-mollino-lezioni-di-design/7089/default.aspx
"... nel 1925 si iscrive alla facoltà di Ingegneria. Dopo un anno si trasferisce alla Regia Scuola Superiore di Architettura dell’Accademia Albertina di Torino, in seguito divenuta facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, dove si laurea nel luglio del 1931...
Negli anni quaranta inizia l’attività di progettista di interni e di designer. 
Gli arredi, spesso prodotti in pezzi unici o in serie limitate, fondono l’utilizzo di tecniche costruttive artigiane con la sperimentazione di nuovi materiali e nuove tecnologie, come il compensato curvato a strati sovrapposti. 
Dopo avere pubblicato nel 1948 i volumi Architettura, arte e tecnica, nel 1953 vince il concorso a professore ordinario e ottiene la cattedra di Composizione architettonica, che conserva fino alla morte. 
Nel 1957 partecipa al Comitato organizzativo della XI Triennale di Milano. Negli ultimi anni della sua carriera, dal 1965 al 1973, progetta e costruisce i due edifici che lo hanno reso celebre: il palazzo della Camera di Commercio in via Carlo Alberto e il nuovo teatro Regio (ricostruito dopo l’incendio del 1936), inaugurato nel 1973. Poco prima della morte termina i progetti per gli uffici AEM a Torino e partecipa ai concorsi per il Centro direzionale FIAT a Candiolo e per il Club Mediterranèe a Sestrière. Mollino muore improvvisamente nel 1973."
si affida alla falegnameria Apelli & Varesio, Torino, 1950 c. specializzata nella lavorazione del legno curvato, 
nei massicci multistrati sagomati e nei giunti in ottone come perni d'equilibrio.
1943, mobili per la rivista "LoStile", ossia prima ed innovativa puntualizzazione della concezione di un catalogo per produzione industriale: "mobili-tipo" con dettagli strutturali e costruttivi sino ad allora realizzati solo per per pezzi singoli, ovvero un "sistema costruttivo" impostato sulle proprietà e la lavorabilità del materiale legno che diviene indeformabile con la lavorazione per lastre di compensato.
Concettualmente i parametri si ampliano arrivando a nuove tipologie che assicurino flessibilità dei componenti sia nelle possibilità di articolazione, rotazione, etc nell'uso del manufatto, ma soprattutto con caratteristiche peculiari di smontaggio e sostituzione di parti, facilità di trasporto, modificabilità, intercambiabilità, variabilità, adattabilità ed espansione. (l'immagine è tratta da un bel libro che consiglio per ricchezza di contenuti: Giovanni BRINO, Carlo Mollino Architettura come autobiografia/ architettura mobili ambientazioni 1928-1973ed Idea Books, Milano, 1985) 

Zanotta Produz dal 1980
specchio Milo, 1937 (!) per casa Miller, Torino, 1938 - produz Zanotta 1980
Carlo Mollino, poltrone Casa Minola, Torino,1944
Carlo Mollino, poltrone per Casa Minola, Torino, 1944, Ardeaproduz. Zanotta, 1992

Carlo Mollino, Casa del Sole, Cervinia, 1947, poltroncina con schienale reclinabile a cremagliera. Prodotta successivamente da Zanotta, Gilda Armchair (le riedizioni Zanotta iniziano nel 1980)
Marco Zanuso, Martingala Chair, Arlex, 1954
Franco Albini, Fiorenza Armachair, Arflex, 1952 
Marco Zanuso, poltroncina Lady, Arflex 1951


Carlo Scarpa, poltrona Club

Appunti prox Lezione 11, Carlo Scarpa...  tra il 1961 e 1963 restaura la Querini Stampalia a Venezia...cfr.CECILIA POLIDORI DESIGN Lezioni 2010- 2011: PAGINA 5 aggiornamenti 

Leggerezza, Funzionalità ed Economicità : il Design di Franco Albini

bene Marco, utilizzeremo il suo post nella prox  Lezione 11 e caricherò la valutazione sulla sua Graduatoria.
Architetto e designer appartenente alla corrente del razionalismo italiano, Franco Albini inizia la propria attività lavorativa agli inizi degli anni ’30 del ‘900. Laureatosi nel 1929 in architettura, apre il proprio studio professionale due anni più tardi e inizialmente realizza per lo più progetti di mobili d’arredamento. Nella sua vita lavorativa Albini ha progettato edifici, singole case o interi quartieri, ha allestito mostre, ha sistemato musei e disegnato mobili. " Architetto e progettista dall'indole silenziosa e perfezionista, persegue una fede quasi mistica nel ruolo sociale della sua professione e si connota come architetto della leggerezza, delle linee ferme, semplici e correttissime poiché, come egli stesso afferma, ”sono i vuoti che occorre costruire, essendo aria e luce i materiali da costruzione"
Nel corso della sua carriera Albini collabora con le più moderne aziende dell’epoca tra cui Brionvega, Cassina, Arflex, Arteluce ePoggi. Molti sono gli arredi da lui realizzati come la libreria Veliero, pura struttura ispirata ai pennoni di una nave, la poltroncina smontabile Luisa, dedicata alla moglie, la poltrona Margherita, la poltrona Fiorenza e tanti altri.
da sinistra : la poltrona "Tre Pezzi" (1959); Tavolino "Cicognino" (1953); libreria "Veliero" ( 1938)
Libreria "Veliero" ( 1938)
Realizzata nel 1938 come unico prototipo per il suo appartamento a Milano la libreria Veliero si ispira nella forma e nella struttura a stralli e velature di un’imbarcazione velica. La libreria è composta da due aste in legno di frassino su cui si trovano sospesi, attraverso un sistema di tiranti in acciaio, i ripiani in vetro stratificato. L’insieme appare quasi sospeso ed aereo, ed i libri sembrano letteralmente galleggiare nello spazio." (Ritana SCHIRINZI, Librerie Cassina: riedizione di Veliero” di Albini, 02/05/2011, http://www.designmag.it/articolo/librerie-cassina-riedizione-di-veliero-di-albini/10505/
Poltrona Luisa 1955
Poltroncina per la Villa Pestarini 1938
Tra le sue opere più conosciute, la sediaLuisa, realizzata per la produzione in serie, è un progetto durato quindici anni e scandito da diverse edizioni " […] Dopo una serie di versioni concepite, a partire dal 1939, per specifiche occasioni d’interni (dalla descrizione il modello originario sembrerebbe quello per casa Pestarini), una prima versione di questa seduta (ancora non si chiama Luisa) inizia a essere prodotta, secondo un disegno dell’ottobre 1949, dalla società americana Knoll, una seconda edizione viene disegnata nel novembre 1949 per la Slica   di Recco, fino ad arrivare all'ultima e definitiva edizione per laPoggi quando prenderà il nome Luisa [...]" nel 1955." Un aspetto sottolineato da Albini […] è che il modello di poltroncina da lui studiato nasce con il preciso intento di trovare un tipo di seduta che riassuma tutte le condizioni d’utilizzo del sedersi, in modo da «unificare il tipo di sedia in tutta la casa, proprio per evitare che nella sala da pranzo ci siano le sedie contro il muro che aspettano di essere utilizzate, nel soggiorno ci siano delle poltrone in più e nella camera da letto ci siano delle cose diverse»”. ( Giampiero Bosoni e Federico Bucci, Il design e gli interni di Franco Albini, Mondadori, Milano, 2009, pag 149 dalla riga n 16 alla riga n 28 ) " Per Franco Albini [...]  la sua missione è quella di fornire soluzioni funzionali e coerenti nella massima comodità e praticità, attraverso l’uso di quantità minime di materiale per un maggior risparmio economico. (dal webhttp://www.crazyforlight.it/magazine/maestri-del-design/franco-albini/ )
Dal punto di vista strutturale “ questa poltroncina si costruisce a partire da due fianchi con uno schema a cavalletto, uniti fra loro da traverse. L’elemento superiore del cavalletto, che funge da bracciolo, fuoriuscendo a sbalzo si unisce all'altro fianco con una traversa per sostenere lo schienale, e altre traverse poste al centro del cavalletto funzionano per essere quella posteriore il punto di fissaggio del piano della seduta e quella anteriore come appoggio libero, sul quale il sedile può flettere e scorrere in funzione del carico portato. ( Giampiero Bosoni e Federico Bucci, op. cit.  ) 
Poltrona Margherita  1951
Poltrona Primavera 1967
Franco Albini voleva creare prodotti che fossero per tutti: prodotti di alta qualità ma a costi contenuti. Inizia, così, una sperimentazione sull'utilizzo di materiali semplici e di basso costo e realizza nel 1951 la poltrona Margherita, "la prima poltrona senza gambe del design italiano, [...] un pezzo capace di unire la ricerca e il gusto per il design con la maestria artigianaMargherita […] è realizzata con una struttura composta da 60 canne di giunco d’India e 4 balestre in malacca, un cuscino in gommapiuma rivestito di tessuto con una gamma di sette colori. Riflette in questo senso una filosofia creativa, in base alla quale il design di un oggetto da prodursi industrialmente, può avvalersi di un ponte concettuale da cui accedere ai valori stilistici del design artigianale. […] Altre variazioni sul tema, sono state realizzate con gli stessi materiali come le poltrone Gaia (1951), Radar e Primaver(1967). (Laura CALLIGARI, Margherita, 27 dicembre 2012 http://www.arredativo.it/2012/recensioni/esterno/margherita/ )  
Casa Albini 1939
Un altro prodotto, ancora oggi venduto e apprezzato in tutto il mondo, è la Poltrona Fiorenza, uno sviluppo di una seduta che Albini disegnò nel 1939 e di cui furono realizzati pochissimi esemplari di produzione artigiana. Prodotta per la prima volta nel 1952 esistono diverse versioni di questa seduta e “ le modifiche riguardano soprattutto il cavalletto di legno e il suo modo di connessione con le parti imbottite. Nella versione del 1952 vi era la cinghia di sostegno alla seduta, nel 1956, la nuova versione ha gambe verticali e scompare la cinghia, infine in una versione del 1967 di produzione Poggi,  si reinterpreta quella che fu la prima versione del 1939 realizzata per casa Albini.” (Laura CALLIGARI, Fiorenza, 20 dicembre 2012, http://www.arredativo.it/2012/pezzi-storici/fiorenza/ ) La poltrona è caratterizzata da una struttura a X in legno e il rivestimento, non sfoderabile, è in poliuretano espanso, flessibile schiumato in stampo mentre nelle vecchie versioni era in gommapiuma. “Assunta a simbolo di comodità e comfort, la poltrona Fiorenza compare in una pubblicità di Pirelli degli anni Cinquanta : [...] è utilizzata come immagine – simbolo delle potenzialità della gommapiuma, considerato in questi anni il materiale più tecnologicamente avanzato, nel campo degli imbottiti. (Laura CALLIGARI, Fiorenza, op. cit. ) 
Poltrona Fiorenza 1952
Poltrona Fiorenza 1967
USA, 1955
PRODUZIONE Herman Mille
Fondata nel 1923, l'azienda Herman Miller si è ingrandita oltre i confini del Nord America negli anni '50.
Nel 1953 J. Irwin Miller e sua moglie Xenia commissionarono la loro casa a Columbus, Indiana a: Eero Saarinen per il progetto dell'edificio, Alexander Girard per gli interni, e Dan Kiley per gestire l'architettura del paesaggio. Notando una carenza vitale di arredi per l'esterno, nel 1957 Girard si rivolse ai suoi amici Charles e Ray Eames (Appunti prox Lezioni). Dal 1958 quegli elementi in alluminio sono in produzione Herman Miller, ma già dal 1940, Charles e Ray Eames conducevano la loro ricerca con i "nuovi materiali, nuove tecniche, nuove forme"concentrandosi sui nuovi materiali plastici, e questo eccitante materiale mantenne la promessa di essere in grado di fare di più e con meno. Essi si resero conto che la plastica poteva essere modellato in forme organiche conformi ed idonee alla forma del corpo.
Nel 1948 le prime sedie di plastica furono prodotte industrialmente. Le loro forme pulite e semplici sorreggevano il corpo. Sedie di oggi, attuali come allora, sono l'autentico design originale con aggiornati materiali eco-compatibili e di produzione e una vasta selezione di base, coperture e combinazioni di colori.
 Luglio 1961 USA della rivista Playboy con l'articolo 'Design for Living' e il ritratto dei moderni maestri del design metà del secolo (sopra da sinistra a destra) George Nelson, Edward Wormley, Eero SaarinenHarry BertoiaCharles Eames e Jens Risom. Ray non appare...
da: Herman Miller Posters | Design Playground | italian Design Blog: "Herman Miller – Don Ervin, 1961 Don Ervin è stato un artista poliedrico che ha iniziato la sua carriera presso la George Nelson & Associates, prima come designer e poi come direttore dell’ufficio di Graphic Design. Ervin ha creato molti loghi noti, annunci e manifesti, compreso questo, un insieme di classici prodotti Herman Miller rappresentati attraverso sagome nere. Il suo stile è spesso replicato ancora oggi... (a fianco:)  Sweet Corn Festival – Steve Frykholm, 1970 Steve Frykholm è entrato in Herman Miller nel 1970 come suo primo progettista grafico interno. Dopo due settimane di lavoro, gli è stato chiesto da un dirigente di realizzare un manifesto che annunciasse il picnicannuale dei dipendenti della società. In un momento di ispirazione, Frykholm si è messo una spiga di grano in bocca e ha chiesto a un collega di fare un rapido schizzo. Da questo, ha creato questo manifesto, che ha vinto un premio dell’American Institute of Graphic Arts (AIGA)...
... Eames Molded Plywood Chair – Eda Akaltun Sotto l’occhio attento di Eda Akaltun, vecchie foto diventano collages che richiamano un senso di nostalgia. Mentre lavorava su questo progetto, Akaltun ha trovato ispirazione nella natura giocosa che Charles e Ray Eames hanno applicato al design. “Insieme hanno creato la Molded Plywood Chair che funziona bene in qualsiasi ambiente.” Akaltun spiega, “Le quattro camere comunicanti raffigurano la sedia in diversi contesti e, mi auguro, di aver catturato lo spirito ludico della coppia.”...
____________________________________________________________________________________

^^ Quando la funzionalità incontra l'estetica il Design diventa eterno

bene va in bibliografia fondamentale.
Charles e Ray Eames
"The details are not the details. They make the design" 
"I dettagli non sono dettagli. Essi creano il prodotto"
(Chiara PECORELLI, Charles & Ray Eames sedia, in Interior design, 15 marzo 2013, http://www.chiarapecorelli.com/charles-e-ray-eames-storia/ )
È questo un famoso motto di Charles Eames un architetto designer e regista statunitense che dagli anni '40 in poi segnerà la storia del design moderno.
Charles Eames e sua moglie Raypionieri del design organico – caratterizzato da linee fluide e morbide e da un disegno ed una progettazione olistica, in sintonia con l’ambiente circostante – [...], lui del Missouri, lei californiana, hanno [...] radicalmente cambiato il modo di percepire il design moderno da parte del pubblico.
(Caterina LAURENZI, Pane, amore, forme e fantasia. L'incredibile storia di Charles e Ray Eames, in Revolart, 4 giugno 2013 ) 
La carriera di architetto per Charles iniziò presto, lavorando presso la Laclede Steel Company (un'industria siderurgica fondata nel 1919) imparando le basi dell’ ingegneria, del disegno e dell’ architettura" e avviando " nel 1930 il proprio studio di architettura a St. Louis . [...] Contemporaneamente anche Ray-Bernice Alexandra Eames Kaise[...] sviluppò la sua prima formazione sulla base di una grande abilità e talento artistico, mostrata fin dalla tenera età."  A ventuno anni si trasferì a New York dove studiò la pittura astratta e la tessitura. 
(Laura CALLIGARI, Charles & Ray Eames - Parte 1, in Arredativo, 6 gennaio 2011, http://www.arredativo.it/2011/monografie/charles-ray-eames-parte-1/# ) 
la Organic Highback e la Organic Chair
Arredi progettati da Charles Eames ed Eero Saarinen
per il concorso "Organic Design in Home Furnishing

indetto dal MOMA, New York, 1941.
L'affermazione di Charles Eames si deve inizialmente alla sua collaborazione con il noto architetto e designer Eero Saarinen. Con lui realizzerà una serie di creazioni importanti tra cui la " Organic Chair, [...] una sedia moderna e innovativa realizzata tramite la modellazione del compensato [...] " (Laura CALLIGARI, Charles & Ray Eames - Parte 1, op. cit.) con cui vinsero il concorso " Organic Design in Home Furnishing " indetto nel 1941 dal Museum of Modern Art di New York. Modellata sulle forme del corpo umano le "caratteristiche tecniche individuano la scocca laminata, l’imbottitura in schiuma poliuretanica e gambe in legno acero tinto nero."
(Laura CALLIGARI, Organic Chair, in Arredativo, 9 dicembre 2010, http://www.arredativo.it/2010/pezzi-storici/organic-chair/ ) 
" Le loro proposte di Organic Design, oltre che risultare vincenti, presentavano due tecniche di produzione rivoluzionarielo stampaggio del compensato in curve complesse e la saldatura ad arco, che permetteva di unire legno e metallo. Il prodotto vincente attirò l’attenzione della ditta produttrice di articoli da arredamento Herman Miller [...] " e da qui nacque una " [...] collaborazione che durò proficuamente per decenni. " 
(Laura CALLIGARI, Charles & Ray Eames - Parte 1, op. cit. )
La Molded Plywood Chairs di Charles e Ray Eames (1946)


particolari dei supporti in gomma
La Lounge Chair Wood di Charles e Ray Eames (1946)
"L’attività di designer della coppia Charles e Ray Eames fu molto intensa e produttiva. Trasferitisi nel 1941 in California la coppia cominciò a sperimentare tecniche di stampaggio del compensato [...]. Volevano riuscire a curvare il compensato dandogli le forme desiderate e, dopo innumerevoli esperimenti, riuscirono ad inventare una macchina, chiamata Kazam, che era in grado di farlo. [...] "
(Laura CALLIGARI, Charles & Ray Eames - Parte 2, in Arredativo, 13 gennaio 2011,http://www.arredativo.it/2011/monografie/charles-ray-eames-parte-2/ ). 
Nel periodo che va dal 1942 al 1946 Charles e Ray Eames realizzano una collezione di sedie denominata Molded Plywood chairs. Disponibili con gambe in acciaio cromato o in legno, queste comode sedie, dalla forma elegante e moderna, sono caratterizzate da due componenti indipendenti, lo schienale e la seduta, tenuti in giusto rapporto da un terzo elemento di collegamento, a sua volta collegato al telaio delle gambe. Da sempre attenti, nei loro progetti al comfort dell'utente la seduta [...] è inclinata all'indietro per alleggerire la pressione del busto sulla parte bassa della schiena, il bordo è arrotondato e lo schienale è fasciante, ben posizionato e con la giusta inclinazione. Degli spessori in gomma, tra lo schienale e la struttura, permettono inoltre un leggero adattamento dell'inclinazione "  
(Valerio SACCHETTI, Il design in tasca, Editrice Compositori, Bologna, 2010, pag 102, dalla riga n 3 alla riga n 11 )
La Dining Height Side chair Wood (1948)
Particolare delle connessioni


la scultura bronzea " Floating Figure" e la 
leggendaria Fiberglass
Diversi modelli di Plastic Chair
" Del 1948 è la DSW (= Dining height Side chair Wood) Chaise Eames creata dai coniugi per una competizione al MOMA di New York per sponsorizzare il design a basso costo. E’ una versione contemporanea della leggendaria Fiberglass, sedia che venne realizzata prendendo ispirazione dalla scultura bronzea “Floating Figure” dell’artista francese Gaston Lachaise. La Plastic Side Chair fu la prima sedia in plastica prodotta industrialmente, è in polipropilene (originariamente in plastica rinforzata con fibra di vetro) ed è trattata con degli additivi speciali per rallentare il processo di scoloritura dovuto ai raggi ultravioletti. Le gambe sono disponibili in finitura cromata, verniciate in grigio, in acero oppure su supporto girevole. Le linee ed i materiali rientrano perfettamente nei principi di produzione...Ambita dagli amanti del design è anche la Plastic Chairversione a dondolo; uno dei modelli più rappresentativi della produzione dei coniugi Eames che presenta una base a quattro gambe in metallo che poggia su due bilancieri di legno trattati con vernice trasparente. [...] 
Prodotte e distribuite dalla Herman Miller [...] oggi in Europa le sedie Eames sono prodotte in milioni di esemplari da Vitra." 
(Chiara PECORELLI, op. cit. )
La poltrona girevole Eames Lounge Chair e Pouf del 1956. 
Un altro progetto di successo e degno di nota dei coniugi Eames è sicuramente la Poltrona girevoleLounge Chair e Pouf del 1956. "[...] Noti anche come Eames Lounge (670e Ottomana (671),  erano realizzate dalla Herman Miller e sono considerati tra i più significativi mobili progettati nel 20° secolo tanto da essere parte della collezione permanente del Museo d’Arte Moderna di New York  [...] La seduta è imbottita e rivestita in pelle. La scocca è in multistrato curvato e trattato manualmente con finitura a cera. Il poggiapiedi nella stessa finitura è opzionale. [...] L’impiallacciatura  e la morbida pelle suggeriscono un lusso antico tradotto in forme moderne, stabilendo uno standard duraturo per comodità ed eleganza. [...] Lo schienale e il poggiatesta sono avvitati tra loro da una coppia di supporti in alluminio. [...] I braccioli sono avvitati sul lato interno del rivestimento dello schienale, e permettono allo schienale e al poggiatesta di flettersi quando la sedia è in uso.
(Laura CALLIGARI, Lounge  Chair & Ottoman, in Arredativo, 27 gennaio 2011, http://www.arredativo.it/2011/pezzi-storici/lounge-chair-ottoman/ )
Particolare del supporto in alluminio che
collega lo schienale e il poggiatesta
Oltre alla progettazione di mobili di design, i coniugi Eames si dedicarono anche a vari progetti di architettura, realizzarono alcuni cortometraggi che avevano lo scopo di pubblicizzare le loro esposizioni, si occuparono di fotografia e progettarono giochi per bambini che presentavano delle forme essenziali ma espressive, ispirate al mondo naturale. I loro progetti, semplici, curati nei minimi dettagli, simbolo della funzionalità eterea, senza tempo, sono espressione dell'intenzione dei due progettisti di coniugare il bello e il confortevole: "Riconoscere un bisognocapirne le ragioni è la condizione che sta alla base di ogni atto creativo. Quando si pensa di doversi esprimere solamente per dimostrare la propria originalità, non si fa un gesto creativo. Invece quando si affronta un problema e se ne comprendono le dinamiche, allora la creatività si mette all’opera. "
(Dal web: http://www.ibs.it/code/9788895185118/charles-ray-eames.html)
Sara Mazzeo


 ... Nelson Marshmallow Sofa Keiichi Tanaami Keiichi Tanaami è un illustratore e graphic designer che si rifà all’arte psichedelica e pop e al suo Giappone. Nel poster per il divano Marshmallow, Tanaami rappresenta il design iconico galleggiante in un contesto di “creature colorate che si contorcono in un caotico mondo moderno.” Ed osserva che la donna serpente in relax sul divano “sembra divertirsi.”
Herman Miller Asia Pacifico | Design per un mondo migliore »Poi x Ten artista: Keiichi Tanaami"Nato nel 1936 in Giappone, Tanaami è stato fortemente influenzato dalla cultura psichedelica degli anni '60 e del movimento pop-art, in particolare da Andy Warhol che è diventato un modello per lui, all'inizio della sua carriera e, più tardi, un amico e socio  nella sua famosa 'Factory' a New York...primo Art Director e curatore della versione giapponese di Playboy Magazine nel 1975 e professore di ruolo all'Università di Kyoto di Arte e Design dal 1991, ha senza dubbio influenzando generazioni di artisti giapponesi. E 'stato riconosciuto come l'uomo che ha portato la pop-art in Giappone. Tra la sue opera più famosa è il manifesto contro la guerra soprattutto dal 1967 e le copertine degli album per The Monkees e Jefferson Airplane."

The Beatles, Yellow Submarine, 1968 (Appunti per prox Lezione 1968)






George Nelson (
Hartford, connecticut 1908 -NY 1986) insegna  dal 1941 al 44 alla Facoltà di Architettura della Columbia University di NY, divano Marsmallow, 1956 

_________________________________________________________________________________

mercoledì 5 marzo 2014


* Il Design di George Nelson

"Primo: ciò che fai è importante. Secondo: il design è parte integrante dell'azienda. 
Terzo: il prodotto deve essere onesto. Quarto: tu stesso devi decidere cosa vuoi fare. 
Quinto: per il buon design c'è sempre mercato."
Così George Nelson riassumeva la filosofia della Herman Miller inc., l'importante azienda di design della quale è stato direttore artistico per venti anni…
Dal web: http://www.arredaclick.com/it/divano-marshmallow-sofa-nelson.ht

Il design di Nelson continua ad essere sul mercato: facendo alcune ricerche sulle caratteristiche degli oggetti da lui progettati, ho incontrato in un oggetto che mi sembrava familiare e che scopro di avere (da anni) appeso nella mia stanza: un modello Ball-Clock, progettato per la prima volta su richiesta di Howard Miller nel 1947.
Quindi non solo riesce a progettare una forma, come quella del divano Marshmellow, che porta il fruitore ad immaginarsi davvero seduto su tante caramelle colorate, ma traspone quest’idea ad altri oggetti come gli orologi da parete.




Chi è George Nelson? Definire Nelson semplicemente come un personaggio poliedrico non gli renderebbe giustizia.
Come accennavo ha progettato mobili dai nomi "gustosi" che rimarranno per sempre nell'immaginario e nella storia del design, come la Coconut Chair (1956), il Marshmallow Sofa(1956) e le Bubble Lamps (a partire dal 1952), ha diretto l'area design di un'azienda importante come la Herman Miller, ha progettato abitazioni private, è stato fotografo, ha insegnato e scritto libri («Tomorrows House», 1944). Questo rappresenta una piccola frazione della sua vasta produzione.
Nelson rispondeva al solo comandamento: sperimentare, affrontando la sperimentazione con al fine di creare “cose belle e pratiche”, in un’idea del design “senza tempo” .
“Il design è una risposta al cambiamento sociale” . 
Così Nelson apertamente dichiara quali, secondo lui, sono le finalità e il processo del design, pensa che un designer debba affrontare creativamente  i bisogni umani, e per farlo deve prima rompere radicalmente e consapevolmente con tutti i valori “anti-umani”.
I progettisti devono essere sempre coscienti delle conseguenze delle loro azioni sulle persone e sulla società.  Dichiara che "total design è né più né meno che un processo di relazione tutto per tutto".
Piuttosto che specializzato, per Nelson, il progettista deve coltivare una vasta base di conoscenza e comprensione.
Nelson ha fatto come pochi sono in grado, e, con l'aiuto di “zapping” al momento giusto, ha contribuito a definire un design moderno, umano. (cfr. http://www.georgenelsonfoundation.org/).
E questa umanità del design è tangibile in molti oggetti che apparentemente sono semplici, ma, essendo a “misura d’uomo”, hanno una grande influenza nel design. 
Basti pensare che Nelson è il padre della prima scrivania a forma di L, che rivoluziona l'arredamento degli uffici, ancora quando la vita della gente comune non vi ruota attorno completamente. Eppure lui capisce che, presto o tardi, quel luogo diventerà il centro dell'esistenza di molti. 
E allora lo rivoluziona: lo rende più funzionale e dà vita addirittura a un proprio sistema di progettazione, il «Nelson Workspaces». 
Simili a mobili per la casa, questo sistema si basava su una serie di elementi modulari che potevano essere liberamente combinati in modo da sopperire a tutte le esigenze spaziali. E, ancora una volta, pensa in grande: perchè non progettare un'abitazione che, come i mobili, possa essere componibile? Anzichè comporre cassetti e mensole perchè non possono essere assemblate le stanze e i relativi spazi serventi? Nascono così le Experimental Houses.  
“Quasi per assonanza verbale gli anni Cinquanta sono quelli della « Experimental House», la prima casa a
misura di fruitore: componibile a proprio piacimento e salva spazio, perché formata da cubi rivestiti con faccette di plexiglas. L'efficienza nella gestione degli spazi è per Nelson una priorità fin dagli anni Quaranta quando l'architetto, anticipando il boom dei consumi, progetta pareti che si rivelano, in realtà, armadi a muro, preziosissimi siti di stoccaggio abiti la cui funzionalità è stata comprovata ( e approvata) nei decenni a seguire”.
Dal web:http://www.luxury24.ilsole24ore.com/ArchitetturaDesign/2008/10/george-nelson-vitra_1.php

Nelson aveva pensato a tutto: persino alla sistemazione di martinetti sotto i cubi per livellare il terreno. Purtroppo però l’Experimental House rimase solo una sperimentazione.
Tuttavia è ammirevole che Nelson riesca a coinvolgere nella sfera del design non solo i singoli oggetti o mobili, ma un’intera abitazione.
Penso che Nelson riesca a rendere più chiaro il significato di design e quindi di progetto come processo progressivo, una progressione che diventa una vera e propria missione:  “ il design è un processo: si parte da un bisogno, un problema, e si finisce con il progetto di una cosa” (George Nelson).
Le persone che confondono il design con lo stile, non hanno alcuna facoltà visiva critica, non capiscono che il "look" immediatamente evidente di qualcosa non è stato affatto il frutto di progetto. Il design è, al contrario, una logica interna, necessaria e ineliminabile inerente al fabbricato, mondo sintetico. Design, per Nelson, è l’occhio della mente visibile, tangibile, comprensibile nel linguaggio dei materiali del mondo fisico.
“George Nelson, muore a New York City nel 1986... Credeva che fare il designer sarebbe servito a migliorare il mondo, già perfetto e armonioso, rovinato dalla mano dell’uomo”.
Dal web: http://www.arredativo.it/2011/monografie/george-nelson-2-parte


______________________________________________________________________________________1955, Produz Paramount, To Catch a Thief,  regia di Sir Alfred Joseph Hitchcock (13 agosto 1899, Leytonstone, Londra -  29 aprile 1980, Bel Air,California) con Cary Grant (Archibald Alexander Leach, statunitense di origine britannica, nato a Bristol, Inghilterra, 18 gennaio 1904 - 29 novembre 1986, Davenport, Iowa, 2 nominations, nessun Oscar)  Grace Kelly (nata a Filadelphia, Pennsylvania, il 12 XI 1929, di origine irlandese)




sceneggiatura Caccia al ladro - Wikipedia: "... Hitchcock affidò la sceneggiatura al fidato collaboratore John Michael Hayes con cui lavorò con soddisfazione e successo in ben quattro film. La sceneggiatura era pronta verso la fine di aprile del 1954. I dialoghi risultarono brillanti, pieni di giochi di parole, e audaci per i numerosi doppi sensi.
John Michael Hayes (Worcester11 maggio 1919 – Hanover19 novembre 2008) è stato uno sceneggiatore statunitense.
Ha collaborato come sceneggiatore in quattro film di Alfred HitchcockLa finestra sul cortile (Rear Window) (1954), Caccia al ladro (To Catch a Thief) (1955), La congiura degli innocenti (The Trouble with Harry) (1955) e L'uomo che sapeva troppo (The Man Who Knew Too Much) (1956).".
La notte del 13 settembre 1982 moriva in un incidente d'auto Grace Kelly. L'attrice americana poi diventata Principessa di Monaco, in seguito al matrimonio con Ranieri III Grimaldi, si trovava in auto con la figlia minore, Stefanie, sulla stessa strada percorsa a fianco di Cary Grant su una spider rossa in "Caccia al ladro1955, uno dei tre film di Alfred Hitchcock, in cui Grace ha recitato nella sua breve carriera. Fu proprio sul set di quest'ultimo film, girato nel Principato di Monaco, che conobbe il futuro marito e l'amore per Ranieri di Monaco la spinse ad abbandonare la sua promettente carriera per una vita di cui in futuro no si sarebbe mai pentitaDa quel momento si dedicò alla vita del Principato e alla famiglia. Ebbe tre figli: Carolina, Alberto e Stefanie.
Grace, che venne definita da Hitchcock con l'ossimoro "Ghiaccio bollente", in allusione al misto di bellezza algida e sensualità che l'attrice sprigionava, nel 1955 vinse anche il Premio Oscar come miglior attrice protagonista per il lungometraggio del 1954 "La ragazza di campagna". 
Due anni più tardi, nel '56, Grace interpretò il ruolo di una principessa nel film "Il Cigno al fianco" di Alec Guinness e Louis Jourdan, un ruolo che assumerà nella vita quello stesso anno, quando sposò Ranieri. Riconosciuta da tutti come una tra le attrici più belle di sempre, la "principessa di ghiaccio", come veniva chiamata, aveva lasciato il set il 19 aprile 1956 dopo essersi dedicata al mondo del cinema per soli 5 anni, durante i quali aveva interpretato ben 11 film. Bellezza elegante e raffinata, Grace aveva iniziato come indossatrice, all'età di 22 anni ottiene la sua prima parte nel film del 1951 "La quattordicesima ora", nonostante la forte opposizione della famiglia. Fondamentale per la sua carriera fu l'incontro con Alfred Hitchcock. Recitò infatti in tre film con il maestro: "Il delitto perfetto" (1954), "La finestra sul cortile" (1954).

foto cecilia polidori, MOMA, NYC, 2012

giovedì 23 gennaio 2014


Chain of fools Lyrics
Chain, chain, chain 
(Chain...chain...chain..) 
(Chain of fools) 

For five long years 
I thought you were my man 
But I found out, I'm just a link in your chain 
Oh, you got me where you want me 
I ain't nothin but your fool 
Ya treated me mean 
Oh you treated me cruel 

Chain, chain, chain 
(Chain, chain, chain 
Chain of fools) 

Every chain, has got a weak link 
I might be weak child, but I'll give you strength 
Oh, babe 
(Woo, woo, woo, woo) 
You told me to leave you alone 
(Ooo, ooo, ooo, ooo) 
My father said 'Come on home' 
(Ooo, ooo, ooo, ooo) 
My doctor said 'Take it easy' 
(Ooo, ooo, ooo, ooo) 
Oh but your lovin is just too strong 
(Ooo, ooo, ooo, ooo) 
I'm added to your 
Chain, chain, chain 
(Chain, chain, chain) 
Chain, chain, chain 
(Chain chain, chain) 
Chain, chain, chain 
(Chain...chain...chain...) 
Chain of fools 

Oh, one of these mornings 
The chain is gonna break 
But up until the day 
I'm gonna take all I can take, oh babe 

Chain, chain, chain 
(Chain, chain, chain) 
Chain, chain, chain 
(Chain, chain, chain) 
Chain, chain, chain 
(Chain...chain...chain...) 
(Chain of fools) 

Oh! 
(Chain, chain, chain, chain, chain, chain, chain) 
(Chain, chain, chain) 
Oh-oh! 
(Chain, chain, chain, -ain, ain, ain, ain) 
Your chain of fools 
 
Oooooooooooooooooh......
testo e la traduzione  - Chain of Fools – Catena dei pazzi (o della follia)

Chain, chain, chain, chain, chain, chain
(Catena, catena, catena, …)
Chain, chain, chain, chain of fools
(Catena, catena, catena, catena dei pazzi (della follia))
Five long years I thought you were my man
(Per cinque lunghi anni ho pensato tu fossi il mio uomo)
But I found out I’m just a link in your chain
(Ma ho scoperto che sono solo un anello nella tua catena)
You got me where you want me
(Mi hai avuta dove hai voluto)
I ain’t nothing but your fool
(Non ho altro che la tua pazzia)
You treated me mean oh you treated me cruel
(Mi hai trattato bene e mi hai trattato in modo crudele)
Chain, chain, chain, chain of fools
(Catena, catena, catena, catena dei pazzi)
Every chain has got a weak link
(ogni catena ha un anello debole)
I might be weak child, but I’ll give you strength
(potrei essere come una bambina debole ma ti darò forza)
You told me to leave you alone
(Mi dicesti di lasciarti solo)
My father said come on home
(mio padre mi disse di tornare a casa)
My doctor said take it easy
(il mio dottore disse di non preoccuparmi)
Whole bunch of lovin is much too strong
(Tutto l’amore che ho è troppo forte)
I’m added to your chain, chain, chain
(Io sono aggiunta alla tua catena)
Chain, chain, chain, chain,
(Catena, catena, catena, …)
Chain, chain of fools
(Catena, catena dei pazzi (della follia))
One of these mornings the chain is gonna break
(Una di queste mattine la catena si romperà)
But up until then, yeah, I’m gonna take all I can take
(Ma fino ad allora, si, mi prendo tutto quello che posso)
Chain, chain, chain, chain, chain, chain
(Catena, catena, catena, …)
Chain, chain, chain, chain of fools
(Catena, catena, catena, catena dei pazzi (della follia))

_________________________________
Respect - Lyrics(oo) What you want 
(oo) Baby, I got 
(oo) What you need 
(oo) Do you know I got it' 
(oo) All I'm askin' 
(oo) Is for a little respect when you come home (just a little bit) 
Hey baby (just a little bit) when you get home 
(just a little bit) mister (just a little bit) 

I ain't gonna do you wrong while you're gone 
Ain't gonna do you wrong (oo) 'cause I don't wanna (oo) 
All I'm askin' (oo) 
Is for a little respect when you come home (just a little bit) 
Baby (just a little bit) when you get home (just a little bit) 
Yeah (just a little bit) 

I'm about to give you all of my money 
And all I'm askin' in return, honey 
Is to give me my profits 
When you get home (just a, just a, just a, just a) 
Yeah baby (just a, just a, just a, just a) 
When you get home (just a little bit) 
Yeah (just a little bit) 

------ instrumental break ------ 

Ooo, your kisses (oo) 
Sweeter than honey (oo) 
And guess what' (oo) 
So is my money (oo) 
All I want you to do (oo) for me 
Is give it to me when you get home (re, re, re ,re) 
Yeah baby (re, re, re ,re) 
Whip it to me (respect, just a little bit) 
When you get home, now (just a little bit) 

R-E-S-P-E-C-T 
Find out what it means to me 
R-E-S-P-E-C-T 
Take care, TCB 

Oh (sock it to me, sock it to me, 
sock it to me, sock it to me) 
A little respect (sock it to me, sock it to me, 
sock it to me, sock it to me) 
Whoa, babe (just a little bit) 
A little respect (just a little bit) 
I get tired (just a little bit) 
Keep on tryin' (just a little bit) 
You're runnin' out of foolin' (just a little bit) 
And I ain't lyin' (just a little bit) 
(re, re, re, re) 'spect 
When you come home (re, re, re ,re) 
Or you might walk in (respect, just a little bit) 
And find out I'm gone (just a little bit) 
I got to have (just a little bit) 
A little respect (just a little bit)
Rispetto - Testo
Quel che vuoi 
Tesoro io ce l'ho 
Quello di cui hai bisogno 
Lo sai che ce l'ho io? 
Tutto quello che chiedo 
E' un pò di rispetto 
Quando torni a casa 
Solo un pò 
Hey tesoro, solo un pò 
Quando torni a casa 
Solo un pò, signore, solo un pò 

Non ti tradirò quando sarai andato via 
Non lo farò perchè non voglio farlo 
Tutto quello che chiedo 
E' un pò di rispetto 
Quando torni a casa 
Solo un pò tesoro, solo un pò 
Quando torni a casa, solo un pò 
Si, solo un pò 

Sto per darti tutti i miei soldi 
E tutto quello che chiedo in cambio, dolcezza 
E' di darmi dei profitti 
Quando torni a casa, solo un..., solo un... 
Si tesoro, solo un..., solo un... 
Quando torni a casa, solo un pò 
Si, solo un pò 

Oh, i tuoi baci 
Sono più dolci del miele 
E indovina un pò 
Anche i miei soldi lo sono 
Tutto quello che voglio tu faccia per me 
E' darmi questa dolcezza quando torni a casa 
Si tesoro, re..., re... 
Frustami, rispetto, solo un pò 
Quando torni a casa, adesso, solo un pò 

Rispetto, prova a capire cosa significa per me 
Rispetto, prenditi cura di me 

Prendimi a cazzotti, a cazzotti, a cazzotti 
Un pò di rispetto, prendimi a cazzotti... 
Tesoro, solo un pò, solo un pò di rispetto 
Mi sono stancata di provare a continuare 
E non sto mentendo 
Quando torni a casa o 
Se mai entrerai in casa 
E scoprirai che me ne sono andata 

Dovrò avere un pò di rispetto

Nessun commento:

Posta un commento