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DESIGN 2013/14 n 2 prof POLIDORI - Design and Evolution of Experimental Prototypes Suggested
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DESIGN 2013/14 n 3 prof POLIDORI - Design and Evolution of Experimental Prototypes Suggested
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martedì 31 dicembre 2013

l'Op Art e Panton &...

ecco come si può scrivere:
Francesco Catalano, "Il mondo di Verner Panton/ colore, forma e tecnologia/ come un designer...", parte prima, su Gorgonia/ il blog di F. Catalano, 28 ottobre 2012.
ora corregga tutte le fonti bibliografiche, poi vorrei non tornarci più su... almeno per quest'anno. Auguri!_____________________________



Ho spesso detto, anzi non faccio altro che ripeterlo, che prendere un segmento temporale - gli anni '60 - è una forzatura, una condizione dovuta ai limiti di 8CFU di un corso, unico nel suo genere nel piano di studi, il Design, e che comporti necessariamente il dover parlare per frammenti, per spunti, per poter ritrovare le mode, il gusto, le scoperte, le invensioni, le innovazioni nostre e ricche ed i riferimenti, i precedenti, gli antefatti.
Ovvio che ogni cosa prende e riporta ad altre relazioni, nessi, attinenze ed informazioni, e poi a paragoni, a confronti ed orientamenti, sino a comprenderne tutte le connessioni, le sequenze, la storia nel suo complessità, e lo studio.
Ora Alessia, bravissima, stra-brava, ha creato, ha individuato, ha realizzato una connessione stupefacente tra l'Optical Art degli anni '6o e la Panton Chair, sempre di quegli anni, ed io non posso non assecondare la sua voglia di capire, scoprire, connettere, scrivere ed impaginare per bene  al fine di comunicarlo a voi tutti, né su queste istanze voglio costringere tutti gli altri, quindi costruirò un banner "Bibliografia dei bravi" o qualcosa di simile, mettendoci questi post della 2a piattaforma in modo che chi vuole vada, veda e scopra, perché i temi dilagano, lo dite in tanti, ad esempio Antonino Sinicropi da una citazione di Enzo Mari sull'Optical Art (Bruno Munari, Enzo Mari e l'Arte Programmata) era arrivato a Tinguely ed al Documentario The Responsive Eye, di Brian de Palma, 1965, che ora ritroviamo citato nel saggio di Alessia.
Se, quindi, parliamo di Optical, impossibile, davvero credetemi! è IMPOSSIBILE non parlare di Marcel Duchamp, e a ruota di Man Ray, Salvador Dalì, e ho aggiunto una sequenza tratta da un film muto di Jean Coctueau e, di nuovo, ancora e ancora, le scoperte e le innovazioni di quei tempi nella fotografia, e quindi nel cinema, nella moda, e così via.
Per tutti un ritratto di Dalì con ... gli occhiali che ben conoscete di André Courrègesquindi ho inserito alcuni link e queste immagini, vedere per credere se non ci sono i presupposti di collegamenti e riferimenti.
... ma questa è già una tesi di laurea!
cp
Marcel Duchamp - Anemic Cinema, 1926

Man Ray  "Violon d'Ingres", 1924. Il soggetto è Alice Prin,
in arte Kiki, modella,cantante di Montparnasse...
Jean Cocteau Le sang d'un poète, 1930
cfr.: 


l'Op Art e Panton
“It was a marvellous time. In the ‘60s you were knocked in the eyeballs. Everybody, everything was new.”
E 'stato un momento meraviglioso. Negli anni '60 sfondano i  bulbi oculari. Tutti, tutto era nuovo.
Diana Vreeland – Editor in Chief of US Vogue 1963 – 1971
"Op Art in Fashion and Design/The Fashion Revolution of the 1960s", su Op-art.co.uk dal web: Op Art in Fashion and Design - http://www.op-art.co.uk/op-art-fashion/
"Cos'é La Optical Art
Foto 1
L'Optical Art è un tipo di Arte Astratta,  strettamente legato ai movimenti dell'Arte Cinetica e dell'Arte Costruttivista. Il movimento conosciuto anche come OP-Art nasce intorno agli anni sessanta e approfondisce l'esame e lo studio dell'illusione bidimensionale. Nata utilizzando solo il Bianco ed il Nero, l'Optical Art ingloba in seguito anche i colori, sempre allo scopo di offrire allo spettatore opere in due dimensioni che danno l'impressione di movimento, di immagini nascoste o lampeggianti , oppure che si gonfino o si deformino." 
Cos'é "La Optical Art ", su Turismo e Viaggi - Arte - Foto sfondi desktop - Cultura - Poesia - Musica - Libri dal web : Cos'é La Optical Art - http://www.settemuse.it/arte/corrente_optical_art.htm

"Le due tecniche principali utilizzate [...] sono le prospettive illusorie e la tensione cromatica: protagoniste assolute sono le texture (o gradients) e i patterns, che concorrono a suggerire effetti tridimensionali, o addirittura suggeriscono il movimento. [...]
Le opere Op sono anche definibili ottico-cinetiche nel senso che si include il movimento anche da parte del fruitore. Quando l'osservatore si sposta si ottengono effetti diversi."
" I tempi dell'Optical Art
Foto 2
Gli artisti della Op Art, agli inizi degli anni Sessanta applicarono gli studi dalla Psicologia Percettiva al mondo artistico per realizzare opere con proprietà di illusione e distorsione ottica.
In origine il movimento Op Art venne criticato  considerando mancanza di originalità le loro applicazioni confrontandole con le opere dei Bauhaus, di De Stijl.  Nel 1965 dopo la mostra "The Responsive Eye"  tenuta a New York, la critica cambiò posizione accettando i lavori esposti appartenenti ad una nuova forma d'arte ed il termine Optical Art e Op Art divenne conosciutissimo sia in America che in Europa.  Negli anni Settanta la Optical Art contaminò alche il mondo esterno all'arte e i suoi motivi vennero utilizzati per decorazioni e nell'abbigliamento, specialmente nell'alta moda. "
Foto 3
 "La Optical Art ", Op. cit. , dal web : Cos'é La Optical Art - http://www.settemuse.it/arte/corrente_optical_art.htm
"[...]Il principio di partenza, geometrico, determina in chi osserva uno stimolo ottico dai risvolti psicologici. Esempi lampanti, i quadri in bianco e nero con vortici o spirali. Osservati per qualche minuto, prendono vita iniziando a muoversi... Miracoli degli effetti ottici. Con Verner Panton (1926-1998) la “psichedelìa” approda nel design. Il suo talento non si limita alla progettazione di sedie, ma fra il 1960 e il ’70 rivisita interni e ambienti con mobili curvi, tappezzerie alle pareti, sistemi d’illuminazione. Per la Mira-X, Panton disegna tessuti “optical” con cerchi neri e bianchi. Incredibili fascinazioni, che oggi riconquistano le collezioni di moda. E, scommettiamo, non durerà una sola stagione [...]"
Eleonora Tarantino, "È di moda l'Op'Art", su Cool mag /Cool faschion&design , dal web: È di moda l'Op'Art - http://www.coolmag.it/fashion_design/art_fashion_design.php?id=1410

Foto 4
" Verner Panton (1926 – 1998) è stato un designer danese lungimirante e innovativo che si è guadagnato un ruolo di primissimo piano nella storia del design del secolo scorso, grazie al proprio rivoluzionario approccio al colore e ad un senso matematico della forma capace di trasformare la geometria in pura meraviglia. I suoi progetti che trovo più innovativi sono probabilmente quelli ispirati alle forme organiche – ipnotici viluppi di linee sinuose che sfuggivano a ogni precedente esperimento di design – ma in generale credo che la sua portata rivoluzionaria risiedesse nel suo temperamento caparbio e nel suo istinto sperimentatore. Panton era affascinato dalle moderne tecnologie che si affacciavano in quel periodo nel panorama produttivo ampliando le possibilità dell’industria del mobile e dei nuovi materiali, in primis la plastica, con cui volle – e fortissimamente volle – realizzare la prima sedia colata e stampata in un unico pezzo: l’immortale Panton Chair.  Se il futuro - una delle grandi ossessioni di quegli anni di rapido progresso tecnologico e sociale - veniva immaginato dai visionari dell’epoca come un mondo di infinite possibilità, ma anche di pericolose incognite, e veniva vissuto dall’uomo comune con un mix di curiosità e paure, per Panton invece il domani era un giardino da inventare, in cui coltivare un messaggio divertente, allegro e positivo."
Francesco Catalano, "Il mondo di Verner Panton/ colore, forma e tecnologia/ come un designer...", parte prima, su Gorgonia/ il blog di F. Catalano, 28 ottobre 2012.
VERNER PANTON: BIOGRAFIA E PROGETTI - http://www.gorgonia.it/hotel-ristoranti/progetti-verner-panton

Foto 5
"Quando la prima creazione di Verner Panton si presentò sul mercato fu subito chiaro che avrebbe segnato una rottura dei diffusi schemi interpretativi. La "Panton Chair", apparsa alla fine degli anni '60, stravolse le leggi del design. Era modellata su un unico foglio di plastica e non inneggiava alla sua funzionalità (come volevano i dettami del design dell'epoca), bensì la nascondeva a vantaggio della forma armoniosa e per la prima volta rendeva la plastica un materiale di pregio.
Verner è stato un rivoluzionario dello "stile svedese", l'innovatore dei prodotti dalle linee essenziali e dai materiali poveri. L'idea di arredo per Verner Panton risiedeva nell'armonia di ogni elemento. Circondarsi di complementi di arredo piacevoli, semplici e caldi aiuta, secondo la sua filosofia, a sentirsi bene in una culla familiare comoda oltre che bella.
Foto 6
Il colore fece l'entrata trionfale nella progettazione, con uno stretto legame significativo, una precisa connotazione simbolica che lo rendeva imprescindibile dalla forma e dal materiale a cui si aggiungeva. Nei primi anni le sue opere vennero giudicate eccentrici esperimenti di stile, inutilizzabili opere d'arte... che avrebbero fatto, però, la storia del design internazionale.
[...]Rese la plastica una materia nobile per il design [...]"
Pamela Pinzi, "Verner Panton, il rivoluzionario",   su Luxuryonline, 4 Dicembre 2009,
dal web: Verner Panton il rivoluzionario - http://www.luxuryonline.it/articoli/vedi/1393/verner-panton-il-rivoluzionario/

"Panton Chair
Design: 1958-1967 

Foto 7
La Panton Chair è forse l'oggetto di design  più noto di Verner Panton. La sua forma, che è tanto inusuale quanto è sorprendente, e le innovazioni nella tecnologia di produzione che sono legati a questo pezzo di arredamento ne hanno fatto un'icona della sedia di design nel XX secolo. Panton sembra avere sperimentato l'idea di un sedia a sbalzo realizzata in un unico pezzo di materiale già nel 1956, in occasione di un concorso di mobili dalla società di WK-Möbel. Ci sono schizzi dal 1958/59, che già prefigurano chiaramente la Panton Chair. Poco tempo dopo Panton aveva un modello in scala del suo concetto di sedia fatta in polistirolo che non era adatto per sedersi, ma l'avrebbe aiutato a trovare un produttore. Oggi questo modello, che viene spesso erroneamente descritto come un prototipo, fa parte della collezione del Vitra Design Museum e mostra differenze significative alla più tarda Panton Chair.  All'inizio degli anni Sessanta Panton entrato in contatto con Willi Fehlbaum, l'amministratore
Foto 8
delegato della Vitra, che ha indicato la sua disponibilità a sviluppare la sedia alla fase di produzione in serie, si trasferì con la famiglia a Basilea. Tuttavia,  è stato fino agli anni tra il 1965 e il 1967 che il lavoro di sviluppo sulla sedia è stata trainata in avanti intensamente. Nel mese di agosto 1967 la Panton Chair è stata presentata al pubblico per la prima volta. Da allora la sedia è stata prodotta in quattro versioni differenti da quattro diversi tipi di plastica e con l'ausilio di diversi tipi di tecnologie di produzione. C'erano due ragioni economiche ed estetiche per la modifica delle materie. 
Foto 9

Tutte le versioni sono state sviluppate in stretta collaborazione tra il produttore e Verner Panton. La storia della produzione della Panton Chair è la seguente: 
-1967/68 la produzione in serie iniziale stampato a freddo, fibra di vetro rinforzata resina poliestere, dipinte in vari colori. Produttore: Herman Miller / Vitra 
-1968-1971 il secondo modello della serie realizzata in poliuretano espanso rigido, verniciato in vari colori Produttore: Herman Miller / Vitra 1971-1979 il terzo modello della serie in polistirolo termoplastico colorato (Luran S). Le sedie fatte di questo materiale possono essere identificate dalle creste sotto la curva tra la seduta e la base. Produttore: Vitra, negli Stati Uniti fino al 1975 Herman Miller 


Foto 10
-La Panton Chair non era in produzione 1979-1983. 
-1983 ad oggi seconda versione della sedia in poliuretano espanso rigido verniciato. Questa serie può essere identificata con la firma di Panton sulla base. Produttore: 1983-1990 Horn, a nome del gruppo WK, dal 1990 Vitra, dal 1999 questo modello è stato commercializzato con il nome di Panton Chair Classic. 
-dal 1999 ad oggi giorno quarto modello della serie in polipropilene colorato. Produttore: Vitra 
-2005 ad oggi giorno Panton Junior di polipropilene colorato (una versione più piccola della Panton Chair fatta di scalare per i bambini a partire dall'età di tre). Produttore: Vitra"  
"Panton-Chair" su Verner Panton/Forniture ,
dal web : Panton Chair - http://www.verner-panton.com/furniture/archive/phase/1833/

"LA PLASTICA
Foto 11
Quando parliamo di sostanze "plastiche", dovremmo specificare che parliamo di plastica polimerica. Infatti con il termine materie plastiche, potremmo intendere le argille, ad esempio. L'accezione polimerica ci permette di stringere il cerchio sulle lavorazioni che coinvolgono la lavorazione di polimeri naturali, che porta alla formazione di polimeri artificiali (semisintetici). Il corno ad esempio, è proprio uno di questi materiali naturali che possono essere modellati "plasticamente": è un materiale termoplastico e veniva lavorato a pressione dopo il rammollimento, che avveniva attraverso il riscaldamento a secco o per immersione  in acqua bollente o con soluzioni alcaline. Si possono vedere oggetti in corno dal 1770, specialmente per la produzione di pettini.
Nell'800 la gommalacca, ricavata dalla secrezione di un insetto della famiglia degli emitteri, era diffusa per realizzare piccoli oggetti come cornici, articoli da bagno, protesi dentarie, e fino al 1950 per produrre dischi grammofonici. Nel 1839 Goodyear inventò la tecnica di vulcanizzazione della gomma naturale (poliisoprene) coagulando il lattice ricavato da piante tropicali, come l'Hevea Brasiliensis. Solo nel 1910, però, vengono prodotti i primi pneumatici ricavati da semplici idrocarburi (gomma sintetica), dalla Hood rubber company e dalla Diamond Rubber Company.
Nel 1856, partendo dalla cellulosa, Alexander Park  diede vita alla Parkesine (nitrocellulosa), mentre i fratelli Hyatt nel 1868 perfezionarono la termoplastica celluloide (nitrato di cellulosa). Le bambole in celluloide sono forse il primo esempio di identificazione materica della plastica, non quindi un'imitazione, ma un nuovo materiale con proprie qualità estetiche.
Nel 1909 il chimico belga Baekeland produce la bakelite (resina fenolica), attraverso la condensazione tra fenolo e aldeide formica. Si tratta del primo polimero sintetico rigido (termoindurenti sintetici), spesso completato con alcuni additivi dalla funzione riempitiva come  farina di legno  o grafite. Questo materiale ha caratterizzato la produzione di oggetti nel periodo tra le due guerre, svariati erano i prodotti in Bakelite, dai telefoni, agli interruttori elettrici e alla componentistica per le automobili.
La ricerca nel campo delle materie plastiche si sviluppò grazie ai progressi della chimica nella prima metà del XX secolo, quando si arrivò alla sintesi di polimeri sintetici da idrocarburi: nel 1934 vengono scoperte le resine melamminiche (termoindurenti) e nascono le prime produzioni di termoplastici come PVC e polietilene."  
"Panton Chair", su LAB12  3dm1/Flipcard , dal web: Panton Chair -  http://laba12-3dm1.blogspot.it/2012/01/panton-chair.html


Fonti fotografiche:

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